Forse è difficile da credere, ma sotto le Alpi si estendo un enorme vulcano. O meglio, quello che resta dell'enorme caldera denominata Supervulcano.
E questo gigante del passato si trova in Valsesia. I supervulcani, noti anche come "grandi caldere" sono caratterizzati da eruzioni ad altissima esplosività in cui vengono emessi anche migliaia di chilometri cubi di materiale che, solitamente, portano al collasso della camera magmatica.
290 milioni di anni fa il nostro pianeta era un unico grande continente, la Pangea. Questo grande continente era caratterizzato da molteplici anomalie termiche. Una di queste interessò quella parte che oggi è il continente europeo, provocando una fusione parziale del mantello terrestre.
In questo modo si "creò" il supervulcano nella zona che ora è la Valsesia: dopo un'attività di 10 milioni di anni, la risalita di magma causò una violentissima eruzione: la porzione interessata collassò e si formò un’enorme caldera di oltre 13 chilometri di diametro.
Ma i cambiamenti del terreno sotto la Valsesia non terminarono con lo "spegnimento" del supervulcano. Infatti, circa 60 milioni di anni fa, Africa e Europa entrarono in collisione, formando le Alpi. In corrispondenza della Valsesia, questa collisione provocò una sorta di ripiegamento della crosta terrestre, facendo affiorare la parti più profonde del supervulcano.
Tutto il materiale che si trovava tra 25 e 30 chilometri profondità è pertanto visibile ed è una sorta di laboratorio a cielo aperto. Infatti, vulcanologi e geologi possono analizzare le rocce e comprendere cosa sia accaduto all'interno della caldera.
Negli anni Ottanta Silvano Sinigoi, professore di Petrografia all’Università di Trieste, e da James Quick, prorettore della Southern Methodist University di Dallas, hanno iniziato a condurre ricerche nell'area del supervulcano.
Nel 2009, dopo la pubblicazione del primo studio completo sull'argomento sulla rivista scientifica internazionale "Geology", la notizia ha fatto subito il giro del mondo.
Era noto da oltre un secolo che nella bassa Valsesia affioravano rocce vulcaniche e che le rocce che affiorano lungo la Valsesia tra Balmuccia e Gattinara costituiscono una sezione attraverso la crosta terrestre.
La novità emersa dallo studio è importantissima: è stato dimostrato, attraverso l'utilizzo di moderne tecniche geocronologiche, che le rocce magmatiche intruse in questa sezione crostale e le rocce vulcaniche affioranti tra Borgosesia e la pianura Padana appartenevano ad un unico sistema magmatico attivo tra 290 e 280 milioni di anni fa e ormai fossile.
Nel 2011 si è costituita l'Associazione geoturistica "Supervulcano Valsesia", che nel 2017 ha cambiato il nome in "Sesia Val Grande Geopark".
L'area del Supervulcano fa parte del Sesia Val Grande Geopark riconosciuto dall'UNESCO il 5 settembre 2013 e diventato, nel novembre 2015, "UNESCO Global Geoparks”, il nuovo programma prioritario al pari del Patrimonio mondiale dell’Umanità, delle Riserve della Biosfera e del Patrimonio Immateriale.
La Valsesia, che sorge proprio nell'area del supervulcano, è caratterizzata da paesaggi collinari e fertile terreno vulcanico, ed è diventata celebre per la produzione di vini unici che traggono vantaggio da questo antico passato geologico.
Il terreno che sorge sui resti del supervulcano della Valsesia è composto principalmente da porfido, una roccia ignea di origine vulcanica. Questo tipo di terreno vulcanico, ricco di minerali, conferisce al suolo una notevole fertilità e una capacità di ritenzione idrica.
In particolare, la regione vitivinicola delle colline di Gattinara, è rinomata per la coltivazione dei vigneti su terreni ricchissimi di materiali antici. Oltre al porfido, si trovano graniti, calcari, quarziti, scisti, arenarie, sabbie e vulcaniti. Le caratteristiche organolettiche distintive dei vini prodotti in quest'area sono attribuibili a questo terreno unico.
I vini di Gattinara, in particolare quelli a base di Nebbiolo, sono noti per la loro struttura complessa, acidità vivace e tannini ben definiti. La mineralità del suolo vulcanico si riflette nei profili dei vini, aggiungendo una nota di carattere e finezza alle sfumature fruttate e speziate dei vitigni coltivati in questo paesaggio vulcanico.
LINK Utili
Info sul Supervulcano
Info sul Geopark
Articolo pubblicato su The Virtual Explorer nel 2009
Articolo pubblicato su Geology nel 2009